Io so che non so.

Senza leggi non riusciamo a vivere in comunità, e senza comunità non possiamo essere uomini, siamo solo animali. 

Perciò il rispetto delle leggi viene prima di tutto. 

Possiamo cambiarle e migliorarle, ma non violarle. 

Dobbiamo ragionare insieme sulle cose della città per trovare il bene comune.

Ma cos’è il bene? Cosa sappiamo noi davvero? Di noi stessi e del mondo?

Del mondo non possiamo sapere nulla, l’abbiamo visto, ogni considerazione sull’essere finisce per contraddirsi, ogni ricerca delle cause rimane opinabile.

Ma certamente possiamo conoscere noi stessi. 

Possiamo indagare cosa siamo, cosa dobbiamo essere e cosa dobbiamo fare.

Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.

Ma come può l’occhio vedere se stesso? 

Guarda l’occhio dell’altro.

E dentro vi si rispecchia. 

Dobbiamo indagare insieme, dialogando, perché la nostra essenza profonda è proprio il rapporto con gli altri. 

Allora, io cosa so?

In realtà non so niente.

Questa è la sola cosa che so. 

Io so di non sapere. 

E se mi guardo intorno, mi pare già una grande sapienza, perché i più credono di sapere un mucchio di cose, ma se li interroghi scopri che non è vero, si contraddicono, si rendono ridicoli, non sanno nulla neppure loro. 

Tanti si dicono sapienti. 

Io no, io sono un filosofo, amo il sapere, nel senso che mi manca, lo desidero, e perciò lo cerco.

Insieme con te.

Ma prima di tutto anche tu devi liberarti dalle false conoscenze che credi di avere.

Io so aiutarti: so essere ironico e sferzante come una torpedine marina. 

Sono bravissimo a gettarti nel dubbio e nell’inquietudine.

E quando ci sono riuscito, sono bravissimo ad aiutarti a generare molte e belle cose. 

Sono esperto nell’arte della maieutica, sono un ostetrico d’anime. 

Come le levatrici aiutano le donne a partorire, così io provvedo alle anime generanti.

Ma io stesso, come una levatrice, sono sterile, non sono affatto sapiente, né si è generata in me alcuna scoperta che sia frutto dell’anima mia.

Invece coloro che parlano con me, anche se in breve si rivelano affatto ignoranti, tutti poi progrediscono meravigliosamente: non perché abbiano appreso da me alcuna cosa, bensì perché le trovano e le generano.

Ma cosa?

Che cosa è il bene? cosa il male? e la virtù? la giustizia, la bellezza, l’empietà, il coraggio, la politica, il governo? 

Dimmi cosa sono. 

Definiscili. 

Ragioniamone insieme. 

Facciamo alcune ipotesi, mettiamole alla prova, supponiamo il contrario, e discutiamone fino a trovare ciò che è maggiormente condivisibile. 

Ma prima di tutto dobbiamo sapere chi siamo. 

Se non sappiamo chi siamo, come possiamo sapere cosa è bene o male per noi?

E se non lo sappiamo, non sbaglieremo?

E se sbaglieremo, con noi stessi e quindi anche con gli altri, non saremo infelici?

Ma dunque cosa servono ricchezza, potenza, fama, e pure bellezza e salute, se non conosciamo noi stessi?

Se ci lasciamo trasportare dagli istinti finiremo inevitabilmente infelici.

Se conosciamo il bene, non faremo il male: nessuno agisce contro il proprio interesse. 

Pecchiano solo per ignoranza. 

Perciò la conoscenza è il sommo bene.

Cioè l’unica virtù, da cui ogni altra discende. 

Così come unica deve essere l’intelligenza divina che si manifesta nelle tante divinità che veneriamo. 

Quella superiore mente ordinatrice che sola può aver generato l’universo intero, alla quale solo l’uomo, in quanto dotato di ragione, può rapportarsi.

C’è dentro di me una voce, un dèmone, che mi consiglia in tutti i momenti decisivi della vita, mi dissuade dal fare certe cose.

Non mi dice mai cosa devo fare, solo ciò che non devo.

Così ora che mi hanno condannato a morte, per quanto ingiustamente, quella voce mi dice chiaro che non devo sottrarmi, non devo fuggire anche se posso, perché non devo violare le leggi, perché altrimenti crollerebbe l’ordine sociale, ed io tornerei bestia invece che uomo. 

Così, serenamente, sapendo di essere giusto, bevo il mio veleno. 


[ Socrate 400 a.C. ]